Certo che fra dirigenti e quadri il Terzo Reich ha messo insieme uno dei più straordinari campionari di soggetti dall’empatia azzerata o menomata che la storia abbia mai visto. Eppure questi soggetti sono sempre una frazione molto piccola della specie umana. Come fu possibile allora che così tanti si resero complici dello sterminio più vasto ed efferato dei tempi moderni? Come è possibile che intorno al nome di un’intera nazione, per i reduci e per chi li ha conosciuti aleggia ancora un lezzo d’infamia innominabile?
A tanta distanza dai fatti, per me la #GiornataDellaMemoria2018 deve servire a questo soprattutto: a tener presente che se esistono gli assassini nati – disabili antisociali che non hanno alcuna possibilità di essere recuperati e sui / con i quali è del tutto inutile ragionare – esistono anche tante, tantissime persone normali che diventano assassini e complici di assassini perché si lascia che la loro empatia originaria venga attenuata e spenta da un’incauta leggerezza nel considerare gli altri come oggetti. Per gioco, per scherzo, o per una qualunque delle tantissime scuse professionali o ideologiche che sono state inventate dai “cattivi” per convincere i “buoni” a seguirli (come la supremazia di un’etnia, o quella dell’egoismo). I casi dell’architetto Albert Speer, delle migliaia di soldati che “eseguivano gli ordini”, degli amanti di una guerra astratta come igiene del mondo e poi pentìti con le budella dell’amico in mano, tutti dimostrano come spegnere l’empatia sia fisicamente possibile, anche abbastanza facile a volte, e però capace di trasformare la follia di pochi in un orrore epocale che possiamo chiamare il Male, il Male vero e proprio.
Per questo insegnare e allenare l’empatia sin da piccoli, prenderci questo impegno come regola collettiva da qui in avanti, è l’unico vero antidoto all’Olocausto. Infinitamente più potente e duraturo delle parole e persino dei simboli. Solo l’empatia e l’abitudine all’empatia che abbiamo diffuso nel mondo resteranno a proteggere noi e i nostri figli quando anche questa Memoria si sarà estinta, come tante altre prima di lei, e dalle commemorazioni l’emozione carnale sarà evaporata lasciando solo una retorica senza più peso.