La Verità artificiale by Invalsi


Già ho scritto più volte contro la patologia delle prove Invalsi, esempio tipico di quella finta oggettività di giudizio tramite algoritmi, molto di moda, che è solo ottusa semplificazione e autismo istituzionalizzato.

Quest’anno che anche mia figlia ci è passata ho scoperto un’ennesima inadeguatezza radicale del metodo, qualcosa che tutti i genitori e anche gli insegnanti, vedo, sanno benissimo. E cioè che i ragazzi vanno alle prove nello stato d’animo più spensierato e noncurante sapendo che non avranno nessuna ripercussione da ciò che scrivono su quei fogli Quindi è ovvio che ciò che scrivono nelle prove ha un rapporto del tutto aleatorio con la loro effettiva preparazione. Anzi, è possibile – e per quanto ne so, probabile – che essi scrivano riposte a caso apposta per divertirsi a prendere in giro la serietà, evidentemente falsa, della situazione e dell’istituzione. Il valore dei risultati di queste prove, insomma, è spaventosamente ridicolo.

Ora l’ultimo turno di prove partorisce il risultato che un terzo degli studenti italiani sarebbe poco meno che analfabeta, e che le peggiori condizioni si trovano nelle regioni che si trovano nelle peggiori condizioni. A parte la tautologia statistica, che il prof. Marcello Ciccarelli ha spiegato bene in questo post, il fatto che questa storia prodotta da un metodo ridicolo e casuale rimbalzi enfaticamente su tutti i media e che per chiunque, Ministro incluso, diventi la Verità assoluta, racconta bene il nostro stato: quello di una società che non è più capace di valutare se stessa se non con occhi artificiali che vedono sempre meno.