L’abbraccio mortale tra Cambridge Analytica e Facebook è un caso perfetto per la critica che Noi siamo incalcolabili porta avanti.
Già il motto di CA, “Data drives all that we do”, sintetizza al meglio la psicopatologia che ci sta metallizzando la vita, e la bugia che c’è dietro: primo, le decisioni guidate solo da numeri mancano dell’intelligenza emotiva senza la quale l’ambiente umano non esiste e le persone diventano oggetti eliminabili, e secondo non esistono decisioni guidate solo da numeri! C’è sempre un’emozione ben nascosta dietro, a scegliere quei dati in vista di un obiettivo.
Ma veniamo al caso. Come rivelato nel 2015 da The Guardian, quella profilatura psicologica su scala inaudita è stata creata dal ricercatore Aleksandr Kogan tramite un’app Facebook progettata per somministrare un test di personalità a centinaia di migliaia di soggetti. La ricerca si estendeva automaticamente agli amici degli intervistati mediante il social graph di FB che è liberamente disponibile agli sviluppatori tramite API (interfaccia di programmazione). Persino filtrando i loro messaggi privati.
In questo modo Kogan ha finito per schedare ad altissima risoluzione più di 50 milioni di utenti: una fenomeno mai visto prima.
Mentre gli intervistati avevano concesso consapevolmente i loro dati, i loro amici non ne sapevano nulla: e questo è male. Tuttavia, finché lo scopo è la ricerca eudemonistica, si può chiudere un occhio. Il problema vero nasce quando Kogan vende quei dati a Cambridge Analytica, che secondo la talpa Christopher Wylie è l’azienda che il noto untore razzista e suprematista Steve Bannon, ex consulente di Trump, ha messo in piedi per dare una finta facciata accademica alla sua attività sistematica di controllo sull’elettorato.
È importante notare che questo data mining non è stato condotto, come ho letto da qualche parte, usando gli strumenti commerciali di Facebook disponibili pure alla casalinga di Voghera. Sono stati usati mezzi molto raffinati e costosi che a noi mortali sono preclusi. Ne deriva una doppia stortura: l’asimmetria di potere tra chi indaga e chi è indagato, e una opacità totale. Il che è particolarmente grave alla luce dell’obiettivo per cui sono stati usati quei dati: un vero e proprio dossieraggio, ma molto peggiore di quello dei tempi di Nixon perché processato con mezzi di gran lunga più potenti e finalizzato al microtargeting politico.
Che cos’è il microtargeting politico? Una pratica terribilmente attuale che consiste nell’applicare alla politica il più evoluto consumer marketing: frammentare il pubblico degli elettori il più finemente possibile in orecchie separate e non comunicanti, e versare nelle orecchie di ciascuno il miele di un messaggio altamente personalizzato per instradarlo verso una preferenza di voto.
A soggetti isolati di cui conosci le debolezze puoi sussurrare quello che ciascuno vuole sentirsi dire, perfino messaggi tanto diversi da essere in contraddizione: essendo privato il canale e mascherati i mezzi, non c’è confronto pubblico e nessun rischio di sputtanamento. Il contenuto dei messaggi è redatto da psicologi e creativi che sanno perfettamente come sfruttare i punti deboli che tutti abbiamo, quelli su cui è facile fare leva, specialmente se siamo in un momento di bisogno o di disillusione o di rabbia come succede a sempre più persone nel mondo. Un linguaggio che sentiamo nostro, una mano sulla spalla e la promessa di punire il nostro nemico immaginario o di svoltarci la vita con qualche panacea miracolosa. Questi trucchi possono spostare l’inclinazione di voto con facilità.
Il che coincide con la main promise di CA, come da sito web: “cambiare il comportamento del pubblico usando i dati”. Una pratica totalmente estranea ai processi democratici, ma estranea in un modo inedito, un divide et impera da cui è arduo difendersi perché ci affronta uno per uno, soli come mai prima.
In definitiva si tratta di un caso emblematico che mette in evidenza una tema centrale di Noi siamo ncalcolabili: l’uso sempre più ubiquo degli algoritmi per identificare i nostri punti deboli e decidere della nostra vita con la rapidità e la cecità delle macchine. Speriamo che serva ad aumentare la consapevolezza a questo riguardo, e a stimolare un sistema immunitario della società che ancora si deve formare.