Non si percorre più un certo itinerario perché è bello, ma perché si fa più in fretta. La strada viene vista nella prospettiva della sua funzionalità. Se a questo aggiungiamo l’uso sempre più frequente del navigatore, lo spazio quasi scompare. Mentre nel leggere una mappa si ha uno sguardo ampio sul terreno che dobbiamo percorrere, comprensivo anche di ciò che sta attorno al nostro percorso, con il navigatore tutto si riduce a indicazioni vocali da seguire, in una sorta di vuoto spaziale. La grande città non viene più percorsa come uno spazio continuo ma letta come un itinerario a punti, senza dare importanza a cosa c’è tra il punto di partenza e quello di arrivo. Questo comporta che le relazioni avvengono solo o prevalentemente tra chi già si conosce, riducendo di molto la casualità.
— da Comunità di Marco Aime