Gli artisti sentono le storture del momento, le brutte pieghe che sta prendendo il futuro, e tempestivamente reagiscono mettendole in luce.
La linea di confine tra calcolabile e #incalcolabile è un fronte pericoloso, oggi. Il riconoscimento automatico dei volti e delle emozioni ne è uno dei capitoli potenzialmente più dissestanti, anche a causa della sua massificazione attraverso il Face ID inevitabile negli ultimi telefoni Apple, con un mucchio di pessime conseguenze.
L’arte avverte tutto questo e lo denuncia con l’installazione Face Values, ora alla Biennale del Design di Londra, svelando effetti paradossali e occulti dell’uso del volto umano come fonte di dati. Dice Luke DuBois, uno degli autori:
Le persone sono persone, non sono numeri. Quando ti metti a quantificare l’umanità, cominci a trattare le persone come numeri. Ma nessuno vuole essere trattato come un numero, dico bene? Non ti fa piacere quando ti trattano come un insieme di dati o di “fatti”. Può essere una cosa davvero straziante.
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