Per la seconda puntata della serie dedicata alle formule “magiche” che regolano il nostro mondo, parliamo di gare d’appalto.
Ecco una tipica formula che si trova in un capitolato di gara (qui si tratta di servizi di creatività / comunicazione, quelli più difficili da razionalizzare):

Formule come queste servono solo a uno scopo: a dare l’illusione formale che la valutazione delle proposte sia un procedimento rigoroso, diciamo “scientifico”.
Nella realtà i coefficienti V della formula sono a totale arbitrio di chi giudica, quindi quella sommatoria è un ridicolo mix di aritmetica ed emozioni che non significa assolutamente niente. Tanto varrebbe dare un voto generale all’impronta, ma non si fa perché si perderebbe l’apparenza razionalista e l’autorevolezza che dà la matematica.
Questa impostura tecnica fa capire quanto siano manovrabili i numeri e quanto siano al servizio di un imbroglio perenne a cui siamo assuefatti. Quando l’esito di una valutazione è un numero, comunque costruito, invece di un giudizio ben argomentato e motivato, è sempre possibile falsificare a man bassa senza difficoltà, e questo è un principio universale.