Ceronetti e l’oscurantismo


Ceronetti è stato uno dei fari che mi hanno illuminato il significato di essere umani, uno dei più incalcolabili frutti della nostra pianta, della sua parte più verde e viva. Le sue citazioni nella commemorazione dell’ANSA dànno un’idea della sua meravigliosa eccentricità.

Quanto a me, voglio riportare il brano di #Noisiamoincalcolabili dove è presente e con la sua forza aiuta me ateo a ricordare che

di Dio c’è tanto più bisogno quanto più si crede, infantilmente, di essersi lasciati alle spalle il sacro e la fede come vizi di gioventù. Tanto varrebbe proclamare che non serve più respirare, che il cuore può smettere di battere. Perché un laico avveduto come Guido Ceronetti vede di buon occhio la proposta di tenere esorcisti stabili nelle diocesi, idea che fa fremere di sdegno il Razionalista? Perché da autentico umanista Ceronetti sa che a curare il male dell’anima talvolta sono ben più idonei un credo o una promessa ardente, piuttosto che il medico col suo arsenale di psicofarmaci, o un “pool di psicologi” alle calcagna delle pecorelle smarrite. «Bisogna prendere il bene e i conforti dovunque ce ne sia un poco”, consiglia con umile lucidità, “senza discutere, senza stolidi disumani sghignazzamenti». Ceronetti sa che il vero oscurantismo non è di chi cerca l’amore e il perdono di un Padre ultraterreno, bensì quello che ripudia un sentimento tanto umano. La sua conclusione è dalla parte di noi incalcolabili: «o così, o la resa al razionalismo dominante, un potere mentale disfacitore uguagliabile, nel dissolvere e piegare coscienze che dubitano, al delirio di potenza degli inquisitori del diciassettesimo secolo».


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