Questa specie di capoeira di costi-benefìci, in cui ognuno sfoggia il suo volteggio di cifre cercando di mettere in difficoltà l’altro senza stenderlo, mostra chiaramente quanto i numeri siano falsificabili e malleabili. Mostra poi quanto sia ridicolo il tentativo di far finta di essere “scientifici” su una materia tanto complessa come l’investimento #TAV, enorme per denaro e orizzonte temporale. Le stime dei prof dipendono da una serie di assunti, e questi assunti sono talmente arbitrari che se ne può dedurre quello che si vuole. Nessuna scienza qui.
L’altra sera Enrico Mentana intervistando Manlio Di Stefano al Tg La7 diceva che i costi sono sicuri e i benefìci sono quelli incerti. La verità, che ormai conosciamo bene dalla storia industriale, è che l’incertezza più pesante è proprio quella dei costi. I costi occulti di ogni innovazione e di ogni “grande opera”, anche per semplice ignoranza e incapacità di previsione, sono potenzialmente infiniti e possono significare, molti anni dopo, perfino sofferenza e morte che fanno arrossire qualunque beneficio.
La mia opposizione sicura alla TAV, ai mega Expo e ad altrettali grandiosità da primo ‘900, è dovuta solo al riconoscimento – un secolo fa impossibile, oggi doveroso – di questa nostra ignoranza costituzionale sugli #incalcolabili effetti collaterali a lungo termine. La quale, per inciso, stimola di fatto un’ottica opposta, cioè quella del vantaggio a breve termine di chi può approfittarne.
Sono d’accordo quindi su una opposizione politica alla TAV ma non per tema di corruzione, un falso obiettivo che è solo una conseguenza della complessità ingestibile. E soprattutto manca un elemento essenziale: la lista degli interventi a corto raggio, più prevedibili e controllabili sia in termini di benefici che di costi, che si potrebbero fare con quegli stessi soldi.