La tirannia degli economisti


Come mai pur essendo così in errore riescono a esercitare così tanta influenza sulle politiche del governo? si chiede giustamente questo articolo.

L’economia mainstream, divenuta sempre più matematica a partire dalla fine dell’800, è uno dei più classici convertitori incalcolabile > calcolabile. Un sapere che si serve della matematica come un camice bianco per fingere di potere e saper trattare “scientificamente” quel materiale in gran parte incalcolabile che sono i comportamenti umani di scambio e di organizzazione. Per questa via gli economisti hanno guadagnato un enorme potere di guida politica basata su numeri inventati e con ciò alleato con ogni altro potere antisociale. Un potere capace di deformare profondamente le nostre vite e distruggere l’ecosistema.

Qui ho tradotto una parte dell’articolo che parla della flessibilità arbitraria della analisi costi-benefici, uno degli strumenti di illusionismo preferiti da questa pseudo-scienza, in rapporto alla protezione dell’ambiente vitale.

«L’analisi costi-benefici [nata con il New Deal] si basava su una stima del valore monetario di una vita umana, continuamente modificato. Se si dimostrava che una vita costa, la regolamentazione poteva essere giustificata. Altrimenti, veniva bloccata o cancellata. L’Environmental Protection Agency, per consentire normative meno stringenti sull’inquinamento atmosferico, nel 2004 ha tagliato silenziosamente l’8% del valore della vita umana, e poi un altro 3% nel 2008 decidendo di non adeguarsi all’inflazione. Il valore fluttuante della vita è stato un metodo apparentemente razionale ma comodamente opaco per prendere decisioni politiche. Allo stesso tempo ha eliminato le aree grigie del discorso politico riducendo il dibattito a un pugno di numeri e imboscando i provvedimenti effettivi in centinaia di pagine di statistiche, cifre e formule. Questo connubio tra razionale semplicità e complessità tecnocratica ha fornito la copertura a politiche regressive che hanno favorito le corporation rispetto ai contribuenti. Gli economisti hanno ridotto una domanda che ha perseguitato i filosofi politici per secoli – quanto danno è accettabile in una società – a un problema di matematica.»