Che cosa distingue la scienza propriamente detta dalla scienza farlocca? Prima di tutto la capacità di fare previsioni corrette a lungo termine.
«Il punto essenziale», diceva il grande fisico Richard Feynman, «non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti.» Senza questo accordo non si può distinguere tra scienza e religione.
I tecnici della NASA, armati di teorie valide e una caterva di fantastica matematica usata al meglio, sono riusciti a far partire l’Insight dalla Terra e farlo arrivare su un altro pianeta sei mesi e 150 milioni di chilometri dopo esattamente dove volevano, senza danni, con energia sufficiente a esplorare e trasmetterci dati. Questa è scienza.
Per contro, pensiamo alla teoria economica che anima miriadi di salotti televisivi e di scazzi sui social. Gérard Debreu, matematico di culto e maestro di Milton Friedman, definì l’economia «una scienza non sperimentale», in antitesi totale con Feynman. Questo è il motivo per cui tanti economisti si atteggiano a scienziati. Purtroppo per loro e per noi la loro incapacità di fare previsioni attendibili è spaventosa. I pronostici su PIL, spread, deficit, inflazione, bilanci, produzione industriale, crescita, eccetera, sono pubblicati un giorno e ritoccati il giorno dopo, in un paradossale stile meteo. Ora arrivano le percentuali dell’ISTAT, poco dopo quelle di Confindustria, domani quelle dell’OCSE, dopodomani quelle di Bankitalia, poi quelle della BCE, subito seguite da quelle dell’FMI, e da una pletora di altri aruspici dal mondo. Alla fine, si ricomincia il giro con numeri nuovi. Francamente non capisco a cosa servano queste previsioni che cambiano istante dopo istante, e a cosa servano tutti i seriosi Istituti che le fanno e le disfano, se non a garantire la continuazione di uno show.
Comunque si tratta di spettacolo. Non di scienza.