Vueffemme e il destino del mondo


Ieri mi ha chiamato un anonimo tecnico di ACEA Distribuzione da un numero sconosciuto. Era venuto all’indirizzo della mia ex casa, disabitata da un mese, per cessare il contratto di fornitura elettrica come avevo richiesto attraverso il sito web, senza parlare con anima viva, ricevendo una conferma via email. Non avendo preso appuntamento ovviamente non ha trovato nessuno, né la padrona né tanto meno me. Incuriosito da quella prevedibilità sfacciatamente ignorata gli ho fatto qualche domanda. Gli ho chiesto se andare a casa della gente senza appuntamento fosse una prassi ufficiale di ACEA e quanti dei suoi destinatari riuscisse a trovare piombando così a caso. Il poveraccio non vedeva l’ora di sfogarsi e mi ha descritto quale trappola kafkiana è diventata il suo lavoro. I tecnici come lui sono spediti in giro come insetti da un programma di workforce management (WFM) che il meschino chiamava tristemente Vueffemme come una divinità cieca e imperscrutabile a cui qualcuno l’aveva consegnato. Il processo è sempre quello della razionalizzazione e sostituzione di inevitabili rapporti tra persone mediante sistemi software, una delle forme più avanzate di disgregazione sociale, di autismo elevato a cultura dominante. Il tecnico rimpiangeva i bei tempi andati quando i clienti parlavano al telefono con addetti umani, prendevano appuntamenti umani, e lui andava a fare il suo dovere a colpo sicuro, sentendosi utile. Un po’ come gli antichi bigliettai umani erano da ogni punto di vista migliori delle obliteratrici, a partire da una deterrenza ai free rider che è inimitabile da una macchina. Invece grazie al Vueffemme di ultima generazione gli addetti umani ai clienti sono stati eliminati, i tecnici perdono giornate intere e tanta benzina attraversando la città in una visita a vuoto dopo l’altra, inutili ingranaggi di altra confusione e delusione, finché una spending review (SR) frutto di qualche business intelligence (BI) di ultima generazione convince il management a licenziare anche loro a causa dei costi eccessivi di questa macchina altamente inefficiente. Ci siamo salutati con affetto e un sorriso amaro, sentendoci accomunati da un destino in cui qualcuno prova continuamente a metterci su versanti opposti: lui avviato stancamente su un binario morto, io in attesa indefinita di un servizio che lui non è riuscito a darmi pur volendo e potendo. E non è era ancora il vertice dell’assurdo, perché poi ho scoperto che il contatore elettronico che il tecnico doveva venire a staccare di persona è fatto per essere letto e disattivato da centrale. Altro che Beckett. Il nostro futuro rischia di essere tutto così stupido e disumano, se non smontiamo da questa giostra di meccanismi automatici fini a se stessi. Meccanismi che non riescono nemmeno ad essere efficienti per un’ovvia ragione: per noi umani l’efficienza non è qualcosa di calcolabile, e solo noi #incalcolabili abbiamo il diritto di giudicare cosa sia efficiente e cosa no, a nostro modo.


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